Real Taste of Tuscany by Communicart.it
CHOOSE YOUR MAP, GUIDE YOUR LIFE
communicart.it
Questa frase, divenuta celeberrima dopo la trascrizione sul boccale del XIII secolo rinvenuto a Sesto Fiorentino, e ora in mano agli inglesi del British (dove è conservata in una campana di vetro), fu esclamata da Dante mentre sedeva sul cavallo che, da Firenze, lo portava in esilio prima a Lucca, poi a Ravenna per il suo fin troppo moderato appoggio dato al partito filo-papale dei guelfi (allora nella curia pontificia era stanziato Bonifacio VIII, da sempre inviso a Dante), tanto che fu rinominato dai mai riconoscenti concittadini fiorentini "il ghibellin fuggiasco" (ghibellini erano coloro che parteggiavano e sostenevano il partito filo-monarchico, originariamente seguaci di Barbarossa).
Ebbene, Sulla via dell'Arno scorse questi due piccoli borghi uno di fronte all'altro sulle due rive opposte del fiume(Montelupo fiorentino e Capraia fiorentina), da sempre rivali, poiché l'uno guelfo e l'altro, appunto, ghibellino. Ora, al tempo di Dante questi due borghi si stavano già "avvicinando" politicamente parlando, iniziavano cioè ad avere una visione comune di tipo repubblicano, già caldeggiata da Farinata degli Uberti qualche anno prima in un discorso pubblico alle due borgate.
E' sostanzialmente per questo motivo che Dante spera che, un giorno, i Fiorentini lo perdoneranno e lo accoglieranno di nuovo fra le loro braccia, seriamente pentiti per la cacciata dell'oggi più noto poeta dell'universo. Ciò non accadrà, i fiorentini trascureranno il loro poeta per intraprendere una sanguinosa guerra con i cugini senesi, ma la speranza, che risiede tutta in questa bellissima frase, non morirà mai.